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MANTOVA


FIORI DI LOTO

Il fiume Mincio taglia la provincia di Mantova dopo aver formato (con il nome Sarca), il lago di Garda. Pochi sanno che lungo il suo corso si pare un’oasi naturale , protetta da un parco regionale, il parco naturale del Mincio: è un’area di 14.000 ettari che comprende le colline moreniche del tratto stettentrionale, i tre laghi intorno alla città, le zone delle valli, il bosco della fontana e in generale buona parte del bacino circostante. Oltre alle bellezze artistiche, dunque, il viaggiatore potrà incontrare interessanti esempi di fauna e di flora.

Ma, tra le presenze lacustri più affascinanti e insolite, le ampie distese di fiori di loto che sbocciano durante l’estate meritano certamente il posto d’onore. Sono larghe foglie verdi, che si appoggiano sulla superficie calmissima del lago, sfiorandosi l’un l’altra. Sopra, un fiore profumato raccoglie i suoi petali di color bianco-rosa, con strisce porpora accanto al gambo; quando si schiude, prevale la tinta più chiara, che spicca a grande distanza sulla finta pianura che copre le acque, e quasi le soffoca.

La grande aiuola floreale galleggiante sul lago superiore è divenuta ormai un emblema di Mantova, nota anche città del Loto. Il Loto fa parte del paesseggio, specialmente quando, nel pieno dell’estate, offre l’affascinante esplosione dei colori, con le grandi verdissime foglie ed i fiori biancorosati che svettano dall’acqua.

La pianta asiatica viene introddotta nel lago superiore nel 1921, grazie ad una giovane laureata in scienze Naturali, Maria Pellegreffi, il cui intento era di impiegare i rizomi del Nelumbium nell’agroalimentare in forma di farina, come avveniva nell’Estremo Oriente.

Da allora si è tanto diffuso da rischiare di compromettere la vegetazione acquatica naturale, a causa del completo ombreggiamento svolto dalle sue grandi foglie dal Parco del Mincio, nell’ambito del progetto europeo Life Natura, è stato ristabilito l’elevato valore biologico e paesaggistico di questi ambienti, preservando l’integrità delle specie autoctone.

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In canoa, in barca o con la motonave si possono visitare questi luoghi, di grande incanto naturalistico con paludi e canneti, specie protette (cigni, anatre, aironi, garzette) e la vegetazione acquatica come la ninfea e il fiori di Loto.

Mantova non è solo questo, non a caso è matrimonio dell’umanità.

PALAZZO TE

Palazzo Te è il capolavoro mantovano di Giulio Romano, costruito e decorato tra il 1525 e il 1535 come luogo destinato all’onesto ozio del committente, Federico II Gonzaga. E’ genericamente ispirato alla villa romana antica e, per quanto abbia subito restauri nei secoli, si presenta come uno dei complessi rinascimentali più pregevoli e meglio conservati. Il genio di Giulio vi trasfonde la cultura raffaellesca e michelangiolesca, lascia testimonianza e vi propone inedite, sorprendenti invenzioni. Vive emozioni accompagnano il visitatore in un percorso ricco e vario: dal “cortile d’onore” alla “sala dei cavalli”, dalla “camera di Psiche” a quelle “dei venti” e “delle Aquile”, della preziosa “camera degli stucchi” alla tumultuosa “camera dei Giganti”.

Il piano superiore del palazzo accoglie poi notevoli raccolte di interesse documentario e artistico:
La donazione “Arnaldo Mondadori”, relativa a due pittori tra i principali del periodo tra Otto e Novecento: Federico Zandomeneghi e Armando Spadini.
La collezione mesopotamica “Ugo Sissa”, tra le pochissime in Italia, con circa 250 opere relative alle antiche civiltà sviluppatesi tra il Tigri e l’Eufrate.
La sezione Gonzaghesca che esponi i pesi e le misure in bronzo dell’antico stato Gonzaga, nonchè coni, punzoni, medaglie e monete di Mantova e dei principati minori.
La raccolta Egizia acquisita dal mantovano Giuseppe Acerbi, console in Egitto agli inizi dell’Ottocento, comprende sculture in marmo, bronzo e legno, oltre a numerosi oggetti legati ai riti funerari e al culto delle divinità.

Palazzo Te-mantova. Aprile 2009.

Palazzo Te-mantova. Aprile 2009.

www.turismo.comune.mantova.it

www.parcodelmincio.it

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